Nel 1943 la 29a Divisione di Fanteria Piemonte era formata da 3°, 4°, e 303° Reggimento Fanteria Piemonte ed era dislocata nel Peloponneso con base a Patrasso. Il 303° Rgt. era di stanza nel settore Argolide. Dopo l’8 settembre oltre 650.000 militari italiani finirono prigionieri in mano tedesca: mio padre fu uno dei catturati e fu forzosamente avviato ai lager in Germania. Per i soldati italiani in Grecia quei giorni di settembre furono giorni orribili per le umiliazioni, le barbare fucilazioni di massa, e le rappresaglie perpetrate dai tedeschi.
In quegli stessi giorni più di novemila soldati della Divisione Acqui in Cefalonia e il loro Generale Gandin furono brutalmente massacrati. La Resistenza nacque quel settembre quando i militari italiani rifiutarono di collaborare con i tedeschi e, per questo, furono internati nei campi di concentramento in Germania e costretti al lavoro coatto.
Come hanno potuto i tedeschi trasformare i prigionieri italiani in ‘Schiavi di Hitler’? Bene, i tedeschi adottarono una soluzione semplice: “Ai militari italiani non viene riconosciuto lo status di prigionieri di guerra, essi vengono dunque esclusi dai benefici della Convenzione di Ginevra. Per ordine di Hitler gli italiani vengono classificati come Internati Militari Italiani, I.M.I. Con questo artificio i tedeschi hanno mano libera nel loro trattamento e nel massiccio impiego nelle fabbriche del Reich.” (www.schiavidihitler.it )
La degradazione e la disumanizzazione degli IMI incominciò quando questi soldati furono ammucchiati come bestie su vagoni ferroviari e carri bestiame per il trasporto in Germania. Trascorsero molti giorni senza acqua, senza mangiare, privi di tutto inclusa la possibilità di smaltire i bisogni corporali: dovettero persino convivere con i cadaveri dei più sfortunati. In stracci, affamati, assetati, sudici, pieni di pidocchi, impauriti, i soldati arrivarono ai campi di smistamento: li fecero spogliare completamente e mettere in fila, lasciandoli così per moltissime ore nella neve e sotto la pioggia a morire di freddo.
Poi furono sottoposti a getti di disinfettanti e, ancora nudi, furono portati in una stanza dove "c'era una grossa ruota rudimentale con un tubo e in cima a questo vi era una macchina per rapare il cuoio capelluto con relativa manovella che, a turno, la si faceva girare togliendo tutti i peli con un dolore tremendo, perchè più di tagliare i capelli li strappava.” (Racconto di Albertina e Giovanni, su www.indiapr.it/giovannialbertina ).
E intanto i tedeschi gridavano “Italiani, traditori! Ora siete in Germania: ve la faremo veder brutta! Tu! Italiano di merda!....” Dai campi di smistamento i nostri militari furono trasferiti nei campi di concentramento per il lavoro coatto.
Mio padre fu destinato a una fabbrica di munizioni con il compito di costruire bombe. Fu mandato alla fabbrica sotterranea Dora: un sottocampo di Buchenwald? Furono le bombe V1 e V2 che gli fecero fabbricare?